San Severo
San Severo, in Capitanata, del relativo comprensorio è una terra ricca di sole, cultura e tradizioni, dove prima della storia ufficiale, ce n’è una meno ufficiale, più umile, ma non per questo meno vera, di un Paese, oggi Città, oggi centro di commerci e terziario che produce uve e vini, grano e olio, arricchiti dal sapore e dai colori di una terra inzuppata dal sudore di generazioni di “cafoni”.
E ad un vecchio contadino, seduto su una pietra, con la zappa vicino, è stato dedicato un monumento che rappresenta l’antica anima di questo Paese.
Oggi non è più la zappa la protagonista: le nuove tecniche hanno dato vita ad una viticoltura moderna che, benché talvolta sconfitta (oidio e filossera) sa sempre risorgere, ricoprendo le onde immobili di questo Tavoliere delle Puglie, di grappoli neri, rossi e gialli e dell’argento frusciante dei rami secolari degli ulivi carichi di frutto, che attendono impazienti la mano del raccoglitore, ritrovando sempre nuove sollecitazioni e nuove sfide, coltivando con amore, talvolta con disperazione, i suoi vitigni neri (Montepulciano e Sangiovese) e i sui Trebbiano e Bombino. A San Severo si produce anche un ottimo spumante.
Questa è l’anima agricola di San Severo.
Una seconda anima è quella religiosa, il cui simbolo è dato dai suoi campanili svettanti su questa città, capitale del Barocco e ricca di una ventina di chiese e grandissimi edifici appartenenti nel passato ai grandi ordini religiosi celestini, benedettini, agostiniani, francescani e domenicani.
Ritenuta in passato, a torto, priva di monumenti e di tradizioni artistiche, si rivela invece scrigno traboccante di opera d’arte, dal barocco napoletano a prestigiose costruzioni settecentesche.
Per anni sede del Governatore della provincia di Capitanata e Molise, di cui era Capoluogo e del tribunale della Regia Udienza. Si ribellò a Federico II, che ne distrusse il Castello dove oggi sorge il Palazzo Recca - detto il Palazzo del Vino - perchè, per tradizione, si tramanda che a causa della siccità questo palazzo venne costruito con calce e vino.
Questa città di 60.000 abitanti, storicamente Capoluogo dell’Alto Tavoliere delle Puglie, posta tra il Subappennino Dauno e il promontorio del Gargano, presenta un centro storico a centri concentrici, caso unico nelle città meridionali che non hanno vissuto l’età comunale come quelle del Nord. E al centro sono posizionate le chiese e gli antichi conventi più importanti di San Severo. Alcuni esempi: la Chiesa di San Severino, ricordata già nel 1200, è caratterizzata da un bellissimo campanile in stile gotico-romanico e da un rosone che si richiama alla possente arte lombarda elaborata con elementi classici, bizantini e musulmani. La chiesa della S.S. Trinità con l'ex monastero dei PP. Celestini, venne in buona parte ricostruita dopo il disastroso terremoto del 1627, e la facciata, con il campanile, di pregevole fattura è stata dichiarata dalla Sovraintendenza ai BB.AA. della Regione Puglia, monumento di importante interesse storico artistico.
La Cattedrale di San Severo, ove riposano alcune relique del corpo di San Severo Vescovo, e proclamata chiesa giubilare, si presenta con una scenograficità delle composizioni che mette in risalto i materiali usati nella costruzione, gli ori, i colori vivi, la mirabile balaustra marmorea, lo straordinario spettacolo coloristico di una falsa prospettiva di cupola poggiante su delicate colonnine corinzie. Di grande interesse il fonte battesimale (1100 a.c.) e l’archivio storico diocesano che raccoglie pergamene del XII, XIII, XIV secolo.
La Chiesa di S.Nicola, il cui interno barocco venne completato nel 1769 dal grande artista tranese Nicola Mensele, che lo arricchì di pregevoli stucchi e pitture, mentre il veneziano Ambrogio Piazza collocò ai quattro angoli della navata centrale le pregevolissime statue di Mosè, David, Isaia, e Geremia. E veniamo al santuario di Maria SS del Soccorso la cui facciata è un gioiello d’arte barocca scolpita dal concittadino Francesco Cervone, mentre nell’interno elementi neo-classici fanno da contrappunto ad una meravigliosa volta a cassettone. E poi le altre Chiese barocche, tutte monumenti di interesse artistico nazionale e tutte nell'antica cinta delle mura: S. Lorenzo, S. Giovanni, la Chiesa della Pietà, S. Lucia, S. Francesco, il Carmine.
In questa chiesa, nel 1564, i Padri Agostiniani portarono dalla Sicilia il simulacro della Madonna del Soccorso, la “nostra” Madonna Nera, statua d’incomparabile fattura bizantina, con tra le braccia un bambinello di eguali sembianze. Il manto ligneo, era rivestito in oro, e la chioma bruna era sormontata di una corona anch’essa lignea. Perché questa Madonna Nera gode di tanta “fama” ? Perché, semplicemente, nei secoli è stata puntualmente dispensiera di numerose grazie. Il ricorrere alla Madre Celeste, con esiti sempre fausti, fece esplodere, nel 1856, il desiderio dei sanseveresi di magnificare sempre più il culto verso la Beata Vergine del Soccorso: il Papa con Bolla 10 settembre 1857, la dichiarò Patrona della Città di San Severo. Ogni anno, la terza domenica di Maggio, la Patrona viene festeggiata e portata in processione, mentre giochi, luminarie, batterie, fuochi pirotecnici e bande musicali allietano l’incontro della Madonna con il suo popolo Sacro e Profano: l’incontro con la propria Protettrice, non impedisce ai cittadini di vivere tre giorni di frenesia, soprattutto per lo sparo delle “batterie” e per l’assegnazione del relativo PALIO tra i rioni: centinaia di metri di spari posti ad ogni angolo del Giro Esterno, accesi al momento dell’arrivo della processione, con la spettacolarità di miglia di giovani, con bandane e magliette, che precedono, correndo, gli spari veloci che li inseguono, fino al botto finale, che viene salutato da un applauso immenso, quasi catartico, di tutto il popolo.
La Madonna prosegue, accompagnata dai simulacri dei quattro angeli e da quelli dei compatroni San Severo Vescovo e San Severino Abate, e da altri numerosi Santi tutti portati a spalla per dar luogo alla "Processione del Paradiso", mentre la competizione tra le varie “batterie” e i relativi rioni continua: la migliore verrà premiata con l’assegnazione del Palio al Rione vincente da parte della PRO-CIVITATE, Associazione Turistica e Culturale Sacro e Profano. Anima agricola e religiosa. Città arricchita da un Museo Civico con Biblioteca storica e da un Museo Diocesano, pieno di manufatti artistici e di interessi storici, e da un teatro tra i più belli di tutta l’Italia Meridionale, ma anche patria "dell’acquasale", il più povero ma anche il più saporito dei piatti della cultura contadina, dove le orecchiette vengono innaffiate da uno spumeggiante vino bianco, mentre il "torcinello" arrostito selle braci fa l’occhiolino a un bel bicchiere di vino rosso. E che dire della "zuppetta" - piatto unico e tipico di San Severo.
Città dalle due anime: il monastero delle Benedettine….; e le centinaia di cantine dalle arcate buie, dove una volta si mesceva il vino, quello bianco e quello rosato che sì offriva, e si offre, al forestiero che, viene a godersi la festa della Madonna del Soccorso, mentre dall’orchestra si riversano possenti note musicali a riempire tra tantissimi fiori le dolci serate di Maggio, e le mille luci risplendono sullo “struscio” di miglia di piedi ormai stanchi. Pertanto, sono numerose le ragioni che ne giustificano una visita proprio nei giorni della festa, esperienza di sicuro coinvolgente e indimenticabile: chi viene ritorna!